Se oggi, 2 ottobre 2024, Giornata mondiale degli animali negli allevamenti, leggerai un solo articolo, fa’ che sia questo.
Di seguito una traduzione dell’articolo “The Misery of Merely Existing – the Scandal of Animal Factories”, dal blog del CEO globale di Compassion in World Farming Philip Lymbery.
Online anche l’articolo originale.
Che cos’è la “qualità della vita”? Com’è fatta una vita degna di essere vissuta? E chi è a deciderlo?
“Qualità della vita” è un’espressione che viene spesso utilizzata dai medici veterinari quando cercano di determinare se sia necessario, e quale sia il momento giusto, per mettere fine alle sofferenze dei nostri compagni animali.
Sono certo che molti di voi hanno già dovuto affrontare l’insopportabile sofferenza di fare quella che ormai è conosciuta come la “scelta caritatevole”. Il momento in cui avete dato un ultimo, premuroso saluto al vostro migliore amico animale.
È una decisione solenne che si prende quando non restano che poche speranze. Un momento di puro terrore e smarrimento.
Eppure, mentre la società riconosce il diritto a una buona “qualità di vita” per i nostri compagni animali, quella degli animali negli allevamenti intensivi, cresciuti per la produzione della cosiddetta “carne a basso costo”, è tenuta in scarsa considerazione. Ora più che mai è importante comprendere i problemi di maltrattamento animale che si nascondono dietro alla produzione di carne, latte e uova economici.
Condizioni di vita in un allevamento intensivo
Non tutti hanno l’opportunità di visitare un allevamento intensivo. Per tutta la mia carriera a Compassion in World Farming, ho considerato una priorità visitare il maggior numero possibile di tipologie di allevamenti. Così, da poter condividere al meglio con le altre persone la loro realtà.
Tutto parte da un odore che ti perfora le narici e ti fa salire la nausea. Poi arriva la vista di centinaia, migliaia, e a volte decine di migliaia di esseri senzienti crudelmente ammassati in capannoni bui, molti dei quali soffrono in orribili gabbie tutte uguali, talvolta troppo piccole perché l’animale possa girarsi su sé stesso o sbattere le ali. Questi animali prigionieri mostrano comportamenti ripetitivi. Ripetono gli stessi movimenti senza senso all’infinito, nel mero tentativo di alleviare la noia e la frustrazione. Li senti che mordono le sbarre delle gabbie, o che gemono quando i compagni li beccano o li morsicano.
Ho guardato negli occhi profondi delle scrofe nelle gabbie, in capannoni sudici, privi di luce solare, dove sono costrette a fissare il muro. Ho visto galline senza piume e spezzate nello spirito intrappolate in gabbie non più grandi di un foglio di carta. Vitelli sottratti alle proprie madri prima di poter creare un legame con loro. Bovini in recinti brulli privi d’erba, immersi nelle loro feci, che cercavano di sfuggire al caldo torrido o agli sciami di mosche. E salmoni migratori flagellati da pidocchi e piaghe, rinchiusi in gabbie marine con 50.000 altri esemplari, costretti a nuotare in cerchio all’infinito come animali impazziti allo zoo.
Sono visioni, odori e suoni impossibili da dimenticare. Per me, sono immagini di animali in sofferenza che mi perseguitano, ma allo stesso tempo mi motivano a fare di più. Per fermare tutto questo. Quando è troppo è troppo.
Animali-macchine
Dimostrazione lampante della nostra tendenza a trattare gli animali allevati come delle macchine è l’uso della selezione genetica per creare animali con tassi di crescita sempre più rapidi e rese più elevate. Ciò conduce a problemi dolorosi, tra cui zoppìe e mastiti nelle vacche allevate per il latte, aumento della mortalità dei suinetti, disturbi alle zampe e insufficienza cardiaca nei polli allevati per la carne, fame cronica nelle pollastre per la riproduzione e fratture ossee nelle galline nelle filiere delle uova.
A tutti gli effetti, questi animali negli allevamenti intensivi non vivono, semplicemente “esistono”, dal momento in cui sono nati.
La loro “qualità di vita” non è nemmeno argomento di conversazione.
Ma non deve essere per forza così.
La realtà e gli sprechi
La ricerca sul benessere animale riconosce sempre di più che per gli animali allevati a scopo alimentare il benessere significa avere la possibilità di vivere una vita degna di essere goduta. Una “buona vita” significa che tutte le loro necessità comportamentali, fisiche, ambientali e mentali vengono soddisfatte.
Negli allevamenti intensivi questo è semplicemente impossibile.
Tutta questa sofferenza, e per cosa? Per sprechi enormi. Ogni anno, la carne di circa 15 miliardi di animali viene sprecata. Buttata via. Lasciata marcire. È uno scandalo, una tragedia indescrivibile.
10 motivi per fermare l’allevamento intensivo
Fai un respiro profondo prima di leggere i dati qui sotto:
- Un numero sconvolgente di 92 miliardi di animali viene allevato a scopo alimentare ogni anno. Per ciascun miliardo di persone sul pianeta, più di 10 miliardi di animali vengono allevati ogni anno per produrre carne, latte, uova.
- Due su tre animali allevati nel mondo (50 miliardi ogni anno) crescono in allevamenti intensivi. Si tratta della principale causa di crudeltà verso gli animali nel Pianeta.
- La carne prodotta negli allevamenti intensivi contiene spesso più grassi saturi e meno proteine rispetto a quella prodotta da allevamenti più rispettosi del benessere animale.
- Circa il 40% dei raccolti di tutto il mondo, che avrebbero abbastanza calorie per sfamare 4 miliardi di persone, sono usati come mangime.
- Gli allevamenti intensivi sprecano cibo: per ogni 100 calorie utilizzate per nutrire gli animali allevati in questo modo, si ottengono 30 calorie sotto forma di carne. Il che è uno spreco netto pari al 70% del valore del cibo.
- Circa un quinto del pescato mondiale in termini di peso, ma circa la metà in termini numerici, non raggiunge mai i nostri stomaci, ma viene macinato e dato in pasto a pesci, maiali e polli negli allevamenti intensivi.
- A livello globale, ogni anno viene disboscata un'area grande circa quanto la metà del Regno Unito, principalmente per produrre mangime per gli animali allevati e fare spazio agli allevamenti.
- Gli allevamenti intensivi sono una delle cause principali del declino della fauna selvatica in tutto il mondo, con la conseguente scomparsa di uccelli, api e farfalle dai terreni agricoli e l'impatto su specie iconiche come giaguari ed elefanti.
- Gli allevamenti e le attività connesse producono più emissioni di gas serra degli scarichi di tutti gli aerei, i treni e le automobili del mondo messi insieme.
- Gli allevamenti intensivi sono un terreno fertile per malattie come l'influenza aviaria, a causa dello stress e del sovraffollamento. Circa due terzi degli antibiotici utilizzati a livello mondiale sono impiegati per gli animali allevati, soprattutto per prevenire le malattie legate all'allevamento intensivo.
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