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L’allevamento intensivo non è sostenibile, lo conferma per ora anche la Commissione UE

News Section Icon Pubblicato 29/04/2021

Compassion in World Farming, grazie all’attivismo digitale dei suoi supporter, celebra in questi giorni un importante passo avanti: l’allevamento intensivo non è stato classificato come “attività sostenibile” nel Regolamento sulla tassonomia dell’Unione europea.

Un rischio scampato per ora, grazie all’azione di CIWF che si è coordinata con oltre 130 organizzazioni europee e ha mobilitato decine di migliaia di cittadini che hanno fatto sentire la propria voce sui social network.

Peter Stevenson, Chied Policy advisor di CIWF, ha così commentato:

Sono felice che la Commissione europea abbia abbandonato la sua proposta di classificare l'allevamento industriale come ‘investimento sostenibile’.  Compassion sta facendo pressione sulle banche affinché smettano di finanziare l'allevamento intensivo e sarebbe stato un enorme passo indietro se questa pratica disumana e distruttiva fosse stata riconosciuta come sostenibile dalla legge dell'UE.  Inoltre, questo avrebbe totalmente minato il Green Deal dell'UE e la strategia Farm to Fork che mirano a far muovere l'UE verso forme di agricoltura più umane e rigenerative.

Il Regolamento sulla tassonomia stabilisce un sistema di classificazione per determinare il grado di impatto ambientale e la sostenibilità di un'attività economica. In questo modo, si determina anche il grado di sostenibilità degli investimenti in ogni attività economica. Pertanto se l’allevamento intensivo venisse classificato come sostenibile, continuerebbe ad avere lo status per ricevere finanziamenti anche “green”.  

Allevamento intensivo dall'alto

Dal momento in cui la nuova versione dell’atto delegato del Regolamento è stata resa pubblica, alcuni mesi fa, Compassion In World Farming ha iniziato a fare pressione sulla Commissione europea mobilitando i propri sostenitori per chiedere di modificare il testo.

Decine di migliaia di cittadini hanno risposto a una consultazione pubblica sull’argomento e hanno partecipato a 10 giorni di pressione sui social media in cui i Commissari hanno ricevuto più di 8000 tweet.

Un primo importante passo verso il riconoscimento dei gravi impatti dell’allevamento intensivo è stato fatto e le voci dei cittadini sono state ascoltate. La Commissione europea tornerà sul testo nei prossimi mesi e speriamo che questa volta l’allevamento intensivo sarà riconosciuto come attività insostenibile: nel nostro futuro verde non può esserci posto per l’allevamento intensivo.

Globe

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