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TTIP: un bene o un male per l’allevamento in EU?

News Section Icon Pubblicato 05/05/2016

In occasione della manifestazione di domani 7 maggio a Roma, il tema del TTIP è tornato all’ordine del giorno. Ci si chiede quali siano i benefici e quali gli svantaggi dell’accordo sul libero scambio commerciale e d’impresa tra Europa e USA.

In particolare noi abbiamo cercato di approfondire le possibili conseguenze del patto sul settore dell’allevamento e sulla produzione di cibo in Europa. E’ chiaro che lo scopo dell’accordo è quello di trovare nuovi sbocchi a dei mercati ormai saturi e stagnanti, ma, fermo restando che anche il modello e la legislazione europea sono da migliorare, il cibo europeo e americano non sono prodotti secondo gli stessi standard di sicurezza alimentare, benessere animale e rispetto dell’ambiente.

Friends of the Earth Europe ha recentemente rilasciato un report che mostra l’impatto che avrebbe il TTIP sul settore zootecnico europeo. Il report “Trading away EU farmers”, prendendo in considerazione una serie di studi, delinea uno scenario futuro in cui ci sarà un import di cibo massiccio dagli Stati Uniti verso l’UE. “I modelli economici preannunciano che il TTIP incrementerà il cibo e i prodotti agricoli importati dagli U.S., con un grosso danno per gli agricoltori e allevatori europei, minacciando potenzialmente interi settori” riporta una scheda informativa.

Il report evidenzia anche che ci potrebbe essere un crollo dei prezzi pagati agli agricoltori europei “in quasi tutte le categorie”. Ad esempio per il settore dei bovini da carne, gli allevamenti al pascolo tipici di alcune aree dell’UE, che producono carni di alta qualità e sono già di per sé svantaggiati dalla concorrenza dell’allevamento intensivo intracomunitaria, potrebbero subire grosse perdite causate dall’import di carne di manzo statunitense più economica. Uno studio condotto da una organizzazione francese prevede che ci potrebbe essere un calo di fatturato del 40/50 % per l’allevamento bovino europeo.

Ma non sono solo i dati economici a destare la nostra preoccupazione. Sono ormai 40 anni che l’Europa insieme agli stati membri si impegna per definire regole e linee guida - sicuramente più restrittive rispetto a quelle USA - per assicurare un cibo più rispettoso del benessere degli animali e della salute delle persone. Ad esempio in Europa le gabbie da batteria per le galline ovaiole sono vietate dal 2012; così come dal 2006 l’utilizzo degli ormoni promotori della crescita degli animali allevati. Negli U.S.A non esistono tali divieti. Per quanto riguarda la salute dei consumatori negli Stati Uniti vigono ancora pratiche abolite in Europa da anni. Il settore suinicolo statunitense usa ancora la ractopamina (già bandita in Cina, Russia e EU) che è nota per causare danni al cuore. Inoltre i polli allevati in USA vengono ancora trattati con antimicrobici chimici come il diossido di cloro. In UE i trattamenti chimici sono vietati dal 1997.

Sicuramente il settore agroalimentare europeo ha bisogno di una nuova spinta. Ma siamo sicuri che invece di puntare al ribasso, la carta vincente per chiudere la partita non sia quella di produrre cibo di qualità, che punti al benessere animale come elemento distintivo capace di rilanciare la competitività? Di certo aprire le porte a dei prodotti realizzati con standard di benessere animale più bassi che in Europa costituirebbe un passo indietro molto pericoloso, che per noi è assolutamente da evitare.

 

Fonti

 

Immagine presa da https://stop-ttip-italia.net/

Globe

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