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Nuovo report: l’influenza aviaria è una ‘bomba a orologeria’

News Section Icon Pubblicato 22/08/2023

Senza riforme radicali del settore zootecnico, non sarà possibile mettere un freno alla diffusione dell’influenza aviaria e ridurre il rischio di una pandemia umana globale.

A lanciare l’allarme è il nuovo report – intitolato Bird flu: Only major farm reforms can end it (Influenza aviaria: solo grandi riforme agricole possono porvi fine) – pubblicato oggi (22 agosto) da Compassion in World Farming (CIWF). Lo studio sottolinea come gli uccelli selvatici siano le vittime e non l’origine della malattia, sfuggita a qualsiasi controllo a causa dell’aumento degli allevamenti intensivi. Una posizione, questa, condivisa dalla task force scientifica internazionale sull’influenza aviaria, istituita all’inizio dell’anno scorso per fornire ai governi guida e raccomandazioni.

Il documento trova sostegno nelle più recenti evidenze scientifiche, ed è rafforzato anche dalle impressionanti immagini di volatili colpiti dall’influenza aviaria in tutto il mondo, condivise da We Animals Media. Nel report, CIWF si rivolge ai governi perché mettano in atto un piano d’azione in tre punti:

  1. Attuare una vaccinazione di massa dei volatili per rallentare la diffusione.
  2. Ristrutturare radicalmente l’industria avicola, adottando sistemi che prevedano un minor numero di animali e una minore densità di allevamento, scegliendo razze più robuste ed evitando la concentrazione di allevamenti nella medesima area, per ridurre il rischio che sorgano e si diffondano ceppi altamente patogeni*.
  3. Cambiare il sistema di allevamento dei suini, dal momento che i suini allevati intensivamente possono agire come “ospiti intermedi” per creare nuovi virus che colpiscono suini, uccelli ed esseri umani.

Oggi, l’ONG di tutela del benessere animale e dell’ambiente ha scritto ai ministri competenti in Italia, in Unione Europea, Regno Unito e Stati Uniti, esortandoli a collaborare con l’Organizzazione mondiale della sanità animale (WOAH) e l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (FAO) per attuare prontamente questa strategia.

Sebbene il numero riportato di uccelli selvatici uccisi dall’influenza aviaria si aggiri intorno alle decine di migliaia, si crede che la cifra reale sia molto più alta: si tratterebbe di milioni di esemplari. Fino a pochi anni fa, l’influenza aviaria che circolava fra i volatili selvatici causava loro pochi danni. Il virus, tuttavia, una volta entrato nei capannoni degli allevamenti avicoli intensivi – spesso portato da scarpe, abbigliamento o strumentazione contaminati degli operatori – può evolvere nella pericolosa influenza aviaria altamente patogena (HPAI).

Gli allevamenti intensivi creano le condizioni ideali per la diffusione della malattia – fornendo al virus un costante ricambio di ospiti e permettendo alle infezioni di diffondersi velocemente – e per la comparsa di nuovi ceppi altamente nocivi.

Dal 2021, oltre mezzo miliardo di volatili allevati a scopo alimentare sono morti o sono stati abbattuti a livello globale a causa dell’influenza aviaria. La maggior parte di essi erano polli broiler allevati per la loro carne, ammassati nei capannoni sovraffollati degli allevamenti intensivi, o galline allevate per la produzione di uova, rinchiuse in gabbie della dimensione di un foglio di carta A4.

Peter Stevenson, autore del report e Chief Policy Adviser di Compassion in World Farming, ha dichiarato: “L’influenza aviaria è come una bomba a orologeria. Se non apriamo gli occhi e agiamo prontamente per mettere fine all’allevamento intensivo, non avremo alcuna possibilità di fermare la rapida diffusione di questo virus nel mondo o di ridurre il rischio che si sviluppi una grave pandemia umana.

“Ammassare gli animali negli allevamenti intensivi non è solo del tutto aberrante, ma significa anche creare il terreno ideale perché l’influenza aviaria e altri virus si diffondano e mutino in ceppi più pericolosi. Per questo la nostra campagna END.IT ha come obiettivo mettere fine all’allevamento intensivo e trasformare il nostro sistema alimentare globale per garantire un futuro sano per gli animali, le persone e il pianeta.

“Per affrontare questa malattia sono necessarie tre azioni chiave: la vaccinazione, un’importante riforma del settore avicolo e la fine dell’allevamento intensivo dei suini. I governi di tutto il mondo devono attuare senza indugio questo piano in tre punti. Se non lo faranno, è probabile che altri milioni di uccelli e altri mammiferi soffriranno e moriranno, mentre la salute di milioni di persone potrebbe essere messa in serio pericolo”.

I volatili non sono gli unici animali colpiti dall’influenza aviaria. La patologia si è già diffusa fra i mammiferi, infettando fra le varie specie anche lontre, volpi, delfini, leoni marini, visoni, e cani e gatti domestici. Ha sviluppato l’abilità di diffondersi da un visone all’altro – cosa che in precedenza non era in grado di fare fra i mammiferi. Ciò rende questo virus ancora più pericoloso. Se sviluppasse la stessa capacità di diffondersi fra gli esseri umani diventerebbe un vero e proprio rischio pandemico.

Dal 2003 sono state infettate almeno 875 persone in tutto il mondo. Esistono dei precedenti: l’epidemia di influenza suina del 2009 e la pandemia di influenza spagnola del 1918, causata da un virus influenzale con geni di origine aviaria, hanno dimostrato con forza ciò di cui sono capaci le zoonosi.  

La professoressa Devi Sridhar, responsabile della cattedra di salute pubblica globale presso l’Università di Edimburgo, ha affermato: “Più occasioni ha il virus di infettare un essere umano e mutare, più alta è la probabilità che emerga un ceppo pericoloso in grado di scatenare la prossima pandemia.”

Questa posizione è sostenuta da una dichiarazione congiunta firmata dalla FAO, dalla WOAH e dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) e pubblicata lo scorso luglio, secondo cui: “I virus dell’influenza aviaria normalmente si diffondono fra i volatili, ma il crescente numero di infezioni di influenza aviaria H5N1 registrate fra i mammiferi – biologicamente più vicini agli esseri umani – fa temere che il virus possa adattarsi per infettare più facilmente le persone.”

La campagna END.IT di Compassion in World Farming sta costruendo un movimento globale per porre fine all’allevamento intensivo e trasformare il nostro sistema alimentare per proteggere la salute di tutti: animali, persone e pianeta.

 Per firmare la petizione visitare il sito END.IT

 

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