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Le nuove etichette “benessere animale” sono affidabili?

News Section Icon Pubblicato 20/01/2025

donna di spalle, al supermercato, guarda indecisa due confezioni di carne

La scorsa domenica 19 gennaio, il noto programma televisivo “Mi Manda Rai Tre” ha intervistato Annamaria Pisapia, direttrice di CIWF Italia, sui temi dell’allevamento intensivo, del benessere animale e dell’importanza di un’etichettatura dei prodotti di origine animale chiara e trasparente.

Nello specifico, durante l’intervista a cura di Matteo Berdini, si è discusso della nuova certificazione volontaria ministeriale SQNBA - Sistema di Qualità Nazionale per il Benessere Animale, che dovrebbe, come dice il nome, garantire il rispetto del benessere animale degli animali coinvolti. Tuttavia, andandola ad analizzare nel dettaglio, risulta ben lontana da questo obiettivo.

L’intervista

Annamaria Pisapia intervistata da Mi Manda Rai 3

L’SQNBA è un sistema di certificazione volontario corrispondente ad un’etichetta, un segno distintivo che sarà apposto sui prodotti certificati. Per iniziare sarà disponibile per prodotti derivanti da vacche da latte, carne bovina e carne da suini allevati all’aperto.

I prodotti etichettati saranno pertanto certificati come “rispettosi del benessere animale”, il che suggerirebbe che le condizioni di vita degli animali siano in linea con ciò che si intende per benessere animale: benessere fisico, benessere psicologico e possibilità di esprimere i propri comportamenti naturali.

Peccato che l’SQNBA, per come è attualmente formulato, non garantisca affatto il benessere animale. Per prima cosa, la presenza o meno di gabbie non è rilevante per questa certificazione: questo significa che dei prodotti di origine animale potranno essere certificati come rispettosi, anche se gli animali da cui provengono potrebbero aver passato tutta o parte della propria vita in gabbia.

Vi è poi la questione del pascolo per i bovini da latte e da carne: c’è la possibilità che carne bovina e prodotti derivanti da vacche vengano etichettati col bollino "benessere animale”, anche se l’animale da cui derivano non ha mai potuto effettivamente pascolare per un periodo significativo dell’anno. Il pascolo, invece, è di fondamentale importanza per garantire il  benessere dei bovini.

L’SQNBA, infine, non prevede più livelli: è un sistema a un livello, che quindi non favorisce il progresso delle condizioni di allevamento.  Non è così ovunque, per esempio un’etichettatura con più livelli è già in vigore in Francia. A questo proposito, è stata intervistata Amélie Legrand, Responsabile della ricerca per il Settore alimentare di CIWF, che ha contributo alla realizzazione dell’etichettatura francese.

si vede una scrivania su cui è appoggiato un pc portatile, sullo schermo Amelie Legran in videochiamata

L'etichetta in Francia si sviluppa su cinque livelli (segnalati anche per colore, dal rosso al verde): dal livello inferiore (allevamento intensivo standard) a quello più alto (allevamento al pascolo); in questo modo chi acquista può vedere subito in che tipo di sistema hanno vissuto gli animali coinvolti. Questo non può avvenire in Italia con la certificazione SQNBA.

Una minaccia per il consumatore e per il mercato

La nuova certificazione SQNBA, per com’è formulata, è ancora troppo poco ambiziosa per poter effettivamente garantire il benessere degli animali coinvolti. C’è però il rischio che consumatori e consumatrici, vedendo l’etichetta corrispondente sulle confezioni dei prodotti, li acquistino credendoli effettivamente più sostenibili e più rispettosi, magari pagando anche un sovrapprezzo significativo.

Tutto ciò non solo è potenzialmente ingannevole per chi decide di consumare prodotti di origine animale, ma rappresenta anche una minaccia per un’evoluzione positiva del mercato. Infatti, come dicevamo sopra, l’esperienza insegna che i consumatori correttamente informati privilegiano prodotti più rispettosi del benessere animale, favorendo appunto un aumento della richiesta di tali prodotti. Viceversa, la mancanza di informazione trasparente rappresenta il perpetuarsi dello status quo, che in questo caso sono le terribili condizioni degli allevamenti intensivi.

Parimenti, anche gli allevatori più virtuosi vengono penalizzati da una certificazione a un solo livello e non ambiziosa come l’SQNBA, perché i loro prodotti, derivanti da investimenti importanti nel benessere animale, vengono di fatto equiparati a quelli da allevamenti intensivi standard.

È dunque inaccettabile che la nuova certificazione SQNBA vada a sancire uno status quo molto vicino se non identico alle condizioni degli allevamenti intensivi: per questo, l’informazione è la nostra prima alleata!

Guarda l’intervista e condividila con chi pensi possa volerne sapere di più.

Globe

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