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Quanto ‘pesa’ l'allevamento intensivo sulla fauna selvatica?

News Section Icon Pubblicato 07/03/2024

foto di un cardellino in natura

Gli animali allevati a scopo alimentare rappresentano oltre la metà della biomassa di tutti i mammiferi presenti al mondo, inclusi gli esseri umani, e quasi tre quarti degli uccelli.

Secondo quanto riporta Our World in Data, infatti, la biomassa di tutti i mammiferi al mondo è composta per il 62% da animali allevati, per il 34% da esseri umani e solo per il 4% da animali selvatici. Per quanto riguarda i volatili, invece, la loro biomassa si divide per il 71% in uccelli allevati e per il 29% in uccelli selvatici.

Questi sono dati sconvolgenti che, da soli, dovrebbero far riflettere su quanto il nostro modo di produrre cibo pesi sul pianeta e sulle creature che lo popolano. Come è possibile che una così grande proporzione di esseri viventi sia costituita da animali allevati, per la maggior parte con metodi industriali e intensivi, che troppo spesso non hanno alcun contatto con la natura di cui dovrebbero far parte?

Gli animali selvatici, vittime collaterali

Il sistema dell’allevamento intensivo non solo infligge terribili sofferenze a miliardi di animali ogni anno, ma ha anche un grave impatto sugli animali selvatici e sulla biodiversità. La popolazione di fauna selvatica è in costante declino, così come gli habitat naturali e le fonti di nutrimento necessarie per la sopravvivenza degli animali selvatici.

In effetti, il sistema alimentare globale rappresenta la principale causa della perdita di biodiversità. L'agricoltura e l'acquacoltura sono identificate come una minaccia per oltre diecimila specie animali in pericolo, il che equivale al 60% del totale delle specie a rischio (16.946).

Qual è la ragione di tutto ciò? In primo luogo, alimentare i 92 miliardi di animali terrestri allevati a livello globale richiede un aumento costante dell'uso del suolo, che porta alla deforestazione e alla perdita di biodiversità. Gli habitat naturali in cui la fauna selvatica vive e si nutre vengono depredati della loro ricchezza, erosi dalla deforestazione, e i terreni impoveriti dall'uso massiccio di pesticidi e fertilizzanti chimici. Inoltre, l'allevamento e l'agricoltura intensivi contribuiscono ad aggravare la crisi climatica, che rappresenta la principale minaccia per la sopravvivenza di specie iconiche a rischio di estinzione, come l'orso polare.

Dal giaguaro alle api

Questi impatti hanno conseguenze devastanti su una vasta gamma di specie animali, dagli affascinanti giaguari fino alle essenziali api.

Il Brasile, ad esempio, ospita la metà della popolazione mondiale di giaguari. Purtroppo, il numero di questi splendidi felini sta subendo un calo allarmante a causa della distruzione del loro habitat per fare spazio alle monocolture di soia.

Parallelamente, l'intensificazione dell'agricoltura, caratterizzata dalle monocolture e dall'uso eccessivo di pesticidi, è la principale responsabile del declino delle popolazioni di uccelli, impollinatori come le api e altri insetti.

foto di un giaguaro che nuota, in natura

Un futuro senza allevamento intensivo

Nel nostro futuro non c’è posto per l’allevamento intensivo. Se vogliamo vivere in un mondo prospero è cruciale passare a sistemi agroecologici che lavorino insieme, e non contro, alla natura.

Globe

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