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Allevamenti, inquinamento atmosferico e diete: quale legame?

News Section Icon Pubblicato 31/01/2024

Veduta di un allevamento industriale
© CIWF

L'aria che respiriamo è un bene indispensabile per noi. Purtroppo, in anni recenti, l'inquinamento atmosferico è diventato una delle sfide più urgenti a livello globale. Esso ha infatti numerosi effetti dannosi sulla salute umana: attaccando sia le vie respiratorie che il sistema cardiovascolare e nervoso, è causa di gravi disturbi e complicazioni e persino di morti premature. 

E, se troppo di rado si parla degli effetti dell’inquinamento atmosferico sulla nostra salute, ancora meno di frequente se ne attribuisce la responsabilità a uno dei fenomeni protagonisti di questa emergenza: il modello industriale alla base del nostro sistema alimentare, in particolar modo l’allevamento intensivo.  

Un recente studio pubblicato sulla rivista scientifica Nature Communications conferma l’urgenza di abbandonare questo sistema basato su grandi quantità di alimenti di origine animale a basso costo, stimando che il passaggio a diete a base vegetale permetterebbe di migliorare la qualità dell’aria e evitare fino a 263 mila morti premature all’anno a livello globale. 

Metano e ammoniaca, un cocktail velenoso 

Se nell’immaginario comune l’inquinamento atmosferico è legato principalmente alle emissioni industriali e dei mezzi di trasporto, va invece detto che la produzione alimentare è responsabile di quasi un terzo delle emissioni di gas serra, e più della metà di queste emissioni sono imputabili alla sola zootecnia. 

Infatti, nonostante l’attenzione pubblica si concentri spesso sull’anidride carbonica, vi sono altri due gas che gravano pesantemente sulla qualità dell’aria che respiriamo, e che derivano principalmente dalla produzione agricola: il metano e l’ammoniaca 

Una fila di bovini all'interno di un allevamento
© dusanpetkovic

Entrambi sono precursori degli inquinanti atmosferici. Il metano, prodotto dalla digestione dei ruminanti, favorisce la formazione dell’ozono troposferico, che danneggia il sistema respiratorio, mentre l’ammoniaca, derivante dalle deiezioni animali nonché dall’uso eccessivo di fertilizzanti, quando reagisce con altri elementi sospesi nell’aria origina le cosiddette polveri sottili 

Penetrando nei polmoni, l’aria inquinata da questi gas può compromettere la nostra salute, causando: 

  • disturbi respiratori di entità anche grave, fino al cancro polmonare; 
  • danni al sistema cardiovascolare, che aumentano il rischio di ictus, attacchi di cuore e ipertensione; 
  • disturbi neurologici associati a un maggior rischio di malattie neurodegenerative, come il morbo di Alzheimer e il morbo di Parkinson. 

La produzione di queste emissioni si intensifica particolarmente nel caso degli allevamenti intensivi, dove si trova la maggior parte dei 92 miliardi di animali allevati ogni anno a scopo alimentare in tutto il mondo. L’allevamento di migliaia di animali, costretti in spazi ristretti e alimentati con mangimi a base di cereali, produce enormi quantità di gas. E rispetto ai livelli preindustriali, il numero di animali allevati è aumentato esponenzialmente, incidendo in modo profondo sulla quantità di gas inquinanti prodotti. 

Cambiare dieta salva vite 

È evidente che un cambiamento radicale del nostro attuale sistema di produzione alimentare sia non solo necessario, ma anche urgente. E passare a diete prevalentemente vegetali potrebbe fornire una strategia rapida ed efficace per mitigare l’inquinamento atmosferico, incluso il carico di morti premature ad esso collegate.  

Lo studio pubblicato lo scorso ottobre su Nature Communications esamina precisamente l’impatto di tale transizione, partendo dall’ipotesi che si realizzi nel corso di questo decennio. Se a livello globale la mortalità prematura si ridurrebbe fino al 6%, i risultati più sorprendenti riguardano l’Europa 

È proprio nel vecchio continente, dove l’agricoltura intensiva si combina a un’alta densità di popolazione, che si avrebbe la più grande riduzione in percentuale: fino al 21%, che significa fino a 44 mila morti premature ogni anno 

Diete a base o a prevalenza vegetale sono dunque un’alternativa nettamente più vantaggiosa non solo per il pianeta, ma anche per la nostra salute. La consapevolezza è il primo passo verso un cambiamento necessario – cambiamento che potremo ottenere solo con una presa di posizione decisa nei confronti dei leader politici, chiedendo loro di anteporre la nostra salute agli interessi della lobby zootecnica, riformando il settore alimentare perché sia sostenibile e salutare.

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