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Senza gabbie è possibile: nuovo report presentato a Roma

News Section Icon Pubblicato 28/11/2022

i rappresentanti delle organizzazioni che hanno organizzato il convegno reggono uno striscione con la scritta "Senza gabbie è possibile"

Si è tenuto martedì 29 novembre, presso lo Spazio Europa, a Roma, l’evento Senza gabbie è possibile. Dare seguito all’Iniziativa dei cittadini europei End the Cage Age per tutti gli animali, organizzato da Animal Equality, CIWF Italia, Essere Animali e HSI/Europe per la coalizione italiana End the Cage Age. Al centro della discussione la necessità e fattibilità dell’eliminazione delle gabbie per gli allevamenti di conigli e quaglie.

Dare seguito a una vision senza gabbie

Annamaria Pisapia moderatrice al convegno
Annamaria Pisapia

La nostra direttrice Annamaria Pisapia ha aperto e moderato il convegno, ricordando come la vita in gabbia sia una vera e propria tortura per oltre 300 milioni di animali in Europa, di cui oltre 40 milioni solo in Italia. È quindi doveroso dare seguito alla Iniziativa dei cittadini europei, che ha registrato una partecipazione da record, coinvolgendo più di un 1,4 milioni di cittadine e cittadini nella vision di un’Europa in cui le gabbie siano vietate per legge.

Un dovere ribadito da Alice Trombetta, direttrice di Animal Equality Italia, che, ricordando la grande emozione del successo ottenuto dalla coalizione, ha sottolineato l’urgenza di “liberare gli animali dall’incubo delle gabbie, un incubo che NOI abbiamo creato”.

L’impegno della politica

A testimoniare l’impegno della politica per un’Europa senza gabbie, sono intervenute l’on. Eleonora Evi, ‘madrina’ dell’iniziativa fin dal suo esordio, l’on. Brambilla, da anni impegnata sul fronte della tutela degli animali e dell’ambiente, e la sen. Alessandra Maiorino, tra i promotori della recente modifica all’articolo 9 della Costituzione per estendere all’ambiente e agli animali le sue tutele. Segnale, quest’ultimo, di una risposta della politica a una sensibilità sempre più forte di cittadini e cittadine, alla ricerca di un nuovo equilibrio nel rapporto tra l’essere umano e l’ambiente.

Eleonora Evi interviene al convegno
On. Eleonora Evi

“Non ci sono più scuse” ha affermato l’on. Evi, “e l’Italia, ancora fanalino di coda, deve fare la sua parte, sia a livello nazionale che europeo, per porre fine una volta per tutte alla barbarie dell’allevamento in gabbia”. Evi ha fatto notare anche come le risorse in termini di fondi pubblici per realizzare la transizione ci siano già, ma sono accentrate da poche, grandi aziende che ricevono la maggior parte dei fondi.

Il tema degli investimenti necessari è stato ripreso nell’intervento dell’on. Brambilla, che esorta a non avere esitazioni: “tutto ciò che serve, per una battaglia di modernità e civiltà”.

La sofferenza nelle immagini di Essere Animali

Il Responsabile dello sviluppo di Essere Animali Claudio Pomo ha poi commentato le ultime due inchieste condivise con la coalizione.

conigli in gabbia
Fonte: Essere Animali per End the Cage Age

Scorrendo le scioccanti immagini raccolte in un allevamento intensivo di conigli, Pomo ha evidenziato come questi siano costretti in spazi ridottissimi, causa di frustrazione e aggressività all’origine di ferite che facilmente s’infettano.

Ugualmente le quaglie, stipate a centinaia in gabbie a più piani, con solo una decina di centimetri quadri a disposizione per esemplare. Altra fonte di indicibile sofferenza per questi piccoli uccelli, i pavimenti e i soffitti in rete metallica impediscono alle quaglie di seguire il loro naturale slancio verso il volo e sono spesso trappole mortali per pulcini che vi rimangono incastrati con le zampe.

Il punto di vista veterinario

Il dovere di porre fine all’era delle gabbie è tanto più urgente per conigli e quaglie, spesso i più dimenticati tra gli animali allevati in gabbia, che, come ha sottolineato la direttrice per l'Italia di HSI/Europe Martina Pluda, sono vittime di un vuoto normativo: non esiste ad oggi una normativa specie-specifica per tutelare il loro benessere.

Marcello Volanti interviene al convegno
Dott. Marcello Volanti

Benessere che, come ha dichiarato il dottor Marcello Voltanti, medico veterinario esperto di metodi biologici ed estensivi, è sempre più oggetto di mistificazioni da parte dell’industria. Il benessere animale è semplicemente incompatibile con la vita in gabbia: gli animali sono impossibilitati nel movimento e nell'espressione dell'etogramma di specie, vivendo in uno stato di permanente sofferenza. Lo stare in gabbia comporta all'animale una serie di gravi problematiche fisiche e psicologiche con gravi ripercussioni sulle loro difese immunitarie e di conseguenza sui tassi di mortalità, che negli allevamenti intensivi raggiungono picchi anche del 30%.

La transizione possibile oggi

Alessandro Gastaldo interviene al convegno
Dott. Alessandro Gastaldo

Purtroppo, anche se lo vorremmo, non si possono fare sparire le gabbie da un giorno all’altro. Bisogna avviare una transizione a sistemi senza gabbie.  E proprio per favorire questa transizione, è fondamentale calcolarne i costi.  Proprio al riguardo, Alessandro Gastaldo, ricercatore senior del CRPA (Centro Ricerche Produzioni Animali), ha presentato il report Valutazione dell'impatto economico dell'eliminazione delle gabbie negli allevamenti di conigli da ingrasso e quaglie, commissionato da CIWF Italia, HSI/Europe e Essere Animali, che esamina appunto i costi della transizione a sistemi cage-free. 

Il report dimostra la fattibilità della transizione a sistemi cage-free, che migliorano la qualità della vita degli animali. Come? Garantendo loro condizioni sanitarie migliori, una maggiore libertà di movimento, più stimoli e arricchimenti, e permettendo loro di socializzare correttamente. Nel caso dei conigli, il report suggerisce il passaggio ai “sistemi park”, anche detti parchetti o recinti. Queste strutture riducono lo stress e la paura nei conigli in quanto non ne limitano il movimento, permettendo loro di saltare e socializzare. Dotati di pavimenti che evitano lesioni alle zampe, i sistemi park assicurano condizioni igieniche migliori e permettono l’introduzione di arricchimenti come piattaforme sospese, materiali da rosicchiare, o tunnel e tubi per rifugiarsi.

Nel caso delle quaglie, il report suggerisce il passaggio ad allevamenti a terra “free to fly”, ovvero spazi dotati di un soffitto alto in grado di assorbire lo slancio del volo, per evitare che le quaglie si feriscano. Arricchito da substrati per beccare, il sistema proposto dà la possibilità di nidificare, grazie a nicchie ed elementi di rifugio, e permette alle quaglie di fare bagni di sabbia, in linea con le necessità etologiche di questi come tanti altri uccelli.

Il costo di un investimento in benessere

Quanto costa, quindi, una vita senza gabbie? Prendendo in considerazioni le regioni in cui si trova la maggiore concentrazione di questi allevamenti, il CRPA ha calcolato che l’investimento ammonterebbe a circa 150 milioni euro per i conigli, mentre per le quaglie, sia quelle allevate per la loro carne che per le uova, si attesterebbe intorno a circa i 2,5 milioni di euro. Cifre notevoli che potrebbero sembrare scoraggianti ma che non sono spropositate se paragonate alle risorse a disposizione dei governi.

Un investimento importante, che porterebbe benefici per tutti. Se da un lato è vero che la riconversione a sistemi cage-free comporta, per forza di cose, una riduzione anche considerevole del numero di animali allevati, è anche vero che, in un'ottica di sostenibilità, affiancando a ciò una riduzione significativa del consumo di prodotti di origine animale, guidata dal principio “mangiarne meno ma di migliore qualità”, il vantaggio sarebbe collettivo. Va ricordato che un miglioramento delle condizioni di allevamento limita l’insorgere di malattie e il rischio di zoonosi, ovvero il passaggio di malattie animali all’essere umano, con ripercussioni positive per la salute pubblica.

La nostra direttrice Annamaria Pisapia ha concluso il convegno lanciando un appello al Governo perché si faccia interprete della volontà espressa dai cittadini e cittadine che vogliono un’Italia, e un’Europa, senza gabbie, perché “le 1,4 milioni di firme per End the Cage Age sono 1,4 milioni di persone che aprono le gabbie”.

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