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Proteggere le persone significa proteggere anche gli animali

News Section Icon Pubblicato 24/06/2021

Di seguito una traduzione dell’articolo "Protecting People Means Protecting Animals Too", dal blog del Direttore globale di Compassion in World Farming Philip Lymbery. Qui l'originale.

Una salute, un benessere: perché abbiamo bisogno di sistemi alimentari sani per le persone, il pianeta e per crescere prosperi

bambina con capretta

Una cosa che abbiamo imparato dalla difficile esperienza del Covid è che il benessere delle persone, degli animali e del pianeta sono interconnessi. Che c'è "Una salute, un benessere". Alla base c'è la consapevolezza che proteggere le persone significa proteggere anche gli animali.

Sebbene il Covid-19 sia stato ampiamente collegato al maltrattamento della fauna selvatica, una fonte di pandemie passate e future è l'agricoltura animale industriale o l’allevamento intensivo.

Scrofa in gabbia
Scrofa in gabbia | Credit: Compassion in World Farming

Tenere migliaia di animali in gabbia, stipati e rinchiusi, è intrinsecamente malsano, dato che in questo modo si producono le condizioni perfette per lo sviluppo di malattie. Possono emergere ceppi altamente patogeni di malattie ed è quello che accade; solo un decennio fa, l'influenza suina sviluppata in allevamenti intensivi ha causato una pandemia uccidendo circa mezzo milione di persone in tutto il mondo.

L'allevamento industriale degli animali non è solo la principale causa di crudeltà sugli animali sul pianeta. È anche uno dei principali motori della deforestazione e del declino della fauna selvatica e utilizza ben due terzi degli antibiotici del mondo.

È anche la più grande singola fonte di spreco alimentare nel mondo. Il 40% del nostro intero raccolto di cereali viene destinato ad animali allevati intensivamente. Se fosse usato direttamente per nutrire le persone, basterebbe a sfamare quattro miliardi di persone. Invece, trasformato in "mangime" per gli animali, gran parte del valore del cibo viene perso in termini sia di calorie che di proteine nella conversione in carne, latte e uova.

Allo stesso tempo, l'appetito globale per la carne cresce sempre di più; ciò significa disboscare ancora più foreste in tutto il mondo per ricavarne terreni agricoli, facilitando l’entrata in contatto con nuovi virus.

Evitare una crisi

In questa epoca di pandemia, emergenza climatica e perdita di biodiversità, è urgente mettere fine agli allevamenti intensivi e ridurre il consumo di carne e prodotti lattiero-caseari.

Bisognerebbe invece sostituirlo con il consumo di proteine alternative che guardano al futuro, come prodotti a base vegetale, carne prodotta in laboratorio e prodotti ottenuti con le moderne tecniche di fermentazione, assicurandosi che tutti gli alimenti di origine animale provengano da un’agricoltura orientata alla salute e rigenerativa.

Vacche all'aperto sull'isola di Lundy
Vacche all'aperto sull'isola di Lundy | Credit: Philip J Lymbery

La cosa grandiosa dell'agricoltura rigenerativa e rispettosa della natura è che ha il potere di essere trasformativa; non solo ha un impatto rigenerante sul suolo e sulla biodiversità, ma implica anche anche il miglior livello di benessere e salute degli animali.

Un cambiamento trasformazionale è atteso da tempo: come ha dichiarato il Segretario generale delle Nazioni Unite, "La trasformazione dei sistemi alimentari è cruciale" per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile.

Ma come ci arriviamo?

La via da seguire risiede nelle azioni che intraprenderanno le aziende, la finanza, i Governi, le Nazioni Unite e la società civile, che possono lavorare in partnership per trasformare il sistema alimentare.

Le aziende alimentari possono scegliere di fissare obiettivi misurabili per la riduzione dei prodotti di origine animale, diversificando le proteine con alternative a base vegetale, ottenute con fermentazione e carne prodotta in laboratorio.

Il settore finanziario può fare in modo che i finanziamenti agricoli sostengano solo la transizione verso un'agricoltura rigenerativa orientata alla salute.

E, naturalmente, un ruolo importante lo giocano i Governi, che possono varare politiche improntate al cambiamento: direttive, incentivi e sussidi per orientare il sistema alimentare verso un'alimentazione e un'agricoltura salutari e rigeneranti. A livello globale, i Governi destinano 700 miliardi all'anno di dollari ai sussidi agricoli, più di 1 milione di dollari al minuto, la maggior parte di questo denaro attualmente fa avanzare la crisi climatica, la distruzione della fauna selvatica e la diffusione di malattie. Quei soldi potrebbero essere reindirizzati verso l'agricoltura rigenerativa e la promozione di proteine alternative che non siano di origine animale.

Il Summit delle Nazioni Unite sui sistemi alimentari di quest'anno offre un’ottima opportunità per un accordo globale delle Nazioni Unite sulla produzione di cibo.

Un accordo che riconosca il ruolo centrale del cibo per affrontare con successo le sfide della salute, del clima e della biodiversità.

Un accordo che tracci la rotta verso un sistema alimentare più sano che elimini gli allevamenti intensivi e risolva l'eccessiva dipendenza da diete a base di prodotti di origine animale. Un accordo che abbracci veramente quel principio essenziale che proteggere le persone significa proteggere anche gli animali.

Globe

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