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Ce l’abbiamo fatta! Grazie al tuo aiuto, migliaia di persone a Milano si sono trovate per un mese faccia a faccia con il vero volto dell’allevamento intensivo – quello della sofferenza negli occhi di una scrofa confinata in una squallida gabbia.

La campagna di affissioni, iniziata il 28 febbraio 2023 su filobus e autobus, è durata fino al 28 marzo sui mezzi pubblici di superficie. A partire dal 6 marzo dello stesso anno e per 14 giorni, gli stessi manifesti hanno fatto la loro comparsa anche in 62 stazioni metro della città, inclusa Stazione centrale e altre delle più affollate del centro.

La nostra campagna è nata da una certezza, e cioè che solo attraverso la consapevolezza si può avviare un reale cambiamento nei nostri sistemi alimentari. Un’urgenza che si fa sempre più pressante: dobbiamo portare l’allevamento intensivo a fine corsa, o la fine sarà la nostra.

Abbiamo il coraggio di denunciare

attivisti in protesta

Vogliamo far sapere a quante più persone possibili delle crudeltà degli allevamenti intensivi, che ogni anno nel mondo costringono miliardi di animali a una vita indegna di essere chiamata tale. Sofferenze, maltrattamenti, costrizioni e privazioni: gli allevamenti intensivi sono il teatro della maggiore crudeltà inflitta agli animali a livello globale.

Eppure, tante persone sono ancora all’oscuro della sofferenza che si cela dietro ai prodotti di origine animale, o preferiscono voltarsi dall’altra parte.

La nostra campagna è stata una sveglia che mirava a scuotere le coscienze di cittadini e cittadine, sensibilizzare e rendere consapevoli le persone di quello che l’industria alimentare ci vuole nascondere: che dietro ai prodotti provenienti dall’allevamento intensivo si nascondono costi altissimi per gli animali, e non solo: anche per le persone e per il pianeta.  

Milano, la “capitale” dell’allevamento intensivo

liquami riversati in un fiume

Centro della finanza e dell’industria nazionali, nonché una delle aree metropolitane più popolate d’Europa, Milano è un luogo simbolo a livello nazionale dell’urgenza globale di cambiare radicalmente il sistema alimentare. Infatti, è il capoluogo della regione con il più alto numero di bovini e suini allevati intensivamente nel paese.

Nascosti da anonimi capannoni, sono allevati in Lombardia più di 4 milioni di suini, ossia circa la metà di quelli allevati in Italia, e oltre un milione e 500 mila bovini, quasi tutti intensivamente. La produzione di queste “eccellenze” del Made in Italy ha dei costi altissimi per il territorio.

È qui infatti che si registrano tra i più alti livelli di polveri sottili non solo di tutta Italia, ma nell’Europa intera1, nonché i livelli di mortalità tra i più alti nel continente legati proprio a questo tipo di inquinamento2. Non è un caso: la produzione agricola e zootecnica genera grandi quantità di ammoniaca, che reagendo con altri composti chimici nell’aria forma il particolato atmosferico, irritante per i polmoni umani, all’origine di malattie croniche, disabilità e morte.

La verità su un sistema malato 

Dominato dalla logica dell’abbattimento dei costi, il nostro è un sistema alimentare malato che tratta esseri senzienti, in grado di provare dolore ed emozioni, a semplici macchine da produzione. Così, sono gli animali a pagare il vero prezzo dei prodotti a basso costo.

Ma non sono soli: lo paghiamo anche noi, indirettamente, con gli ingenti sussidi agli allevamenti intensivi provenienti dalle nostre tasse e gli altissimi costi sanitari e ambientali che comporta questo modello di produzione.

Dannosi per la nostra salute, crudeli sugli animali, ma anche insostenibili per il pianeta: gli allevamenti intensivi costituiscono una vera e propria minaccia alla nostra sopravvivenza. Contribuendo massivamente alle emissioni di gas serra, di giorno in giorno gli allevamenti intensivi aggravano la crisi climatica ed ecologica.  Quindi, senza un cambiamento di rotta, senza abbandonare il sistema intensivo di allevamento sarà praticamente impossibile rispettare gli impegni dell’Accordo di Parigi per mantenere l’aumento di temperature entro 1,5°. Un collegamento che tanti ancora faticano a vedere, e che l’industria vuole mantenere nascosto.

Possiamo ancora invertire la rotta

Il quadro è drammatico, ma, se il nostro messaggio raggiungerà tante persone, abbiamo fiducia nella possibilità di invertire la rotta. Perché non si può volere cambiare senza venire informati. 

Quello che chiediamo è un cambiamento di sistema, una rivoluzione che si realizzerà solo se tanti cittadini e cittadine sapranno e faranno una pressione costante sui decisori politici. Abbiamo bisogno che sempre più persone aprano gli occhi sugli enormi rischi a cui andiamo incontro e si mobilitino per unirsi alla nostra lotta.

È proprio per questo che oggi ti chiediamo di unirti a noi nel chiedere ai leader mondiali di impegnarsi a mettere fine all’allevamento intensivo, una volta per tutte. 

Fonti

  1. Bortolamai Francesco, L’inquinamento da polveri sottili PM10 e PM2.5 in Italia e Europa, OCPI, 17 dicembre 2021  
  2. Autori vari, Premature mortality due to air pollution in European cities: a health impact assessment, The Lancet 5(3), E121-E134, 21 marzo 2021
Globe

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