Icona di ricerca

Animali italiani brutalmente macellati in Nord Africa e Medio Oriente

News Section Icon Pubblicato 23/04/2019

ANIMALI ITALIANI BRUTALMENTE MACELLATI IN NORD AFRICA E MEDIO ORIENTE, IN VIOLAZIONE DELLE NORME EUROPEE: INCHIESTA DI STRISCIA LA NOTIZIA, IN ONDA IERI SERA SU CANALE 5, NATA DAI VIDEO-SHOCK GIRATI DA ANIMALS INTERNATIONAL E DIFFUSI DA LAV E CIWF.
 
LE ASSOCIAZIONI: OGNI ANNO 1 MILIONE DI ANIMALI ESPORTATI DA UE VERSO PAESI TERZI, ITALIA VIETI DA SUBITO QUESTI “VIAGGI DELLA MORTE”! 
 
Brutali maltrattamenti inflitti a bovini esportati dall’Italia verso il Medio Oriente: in onda ieri sera a Striscia La Notizia, su Canale 5, l’inchiesta di Edoardo Stoppa, nata dai video-shock girati da Animals International (AI) e diffusi da LAV e CIWF. L’appello delle associazioni: vietare urgentemente i trasporti di animali vivi su lunga distanza e l’esportazione verso i Paesi terzi.
 

Le immagini sono troppo drammatiche per essere mandate in onda e vengono raccontate da Gabriel Paun, Direttore europeo di AI, ai microfoni di Edoardo Stoppa: “gli animali sono uccisi brutalmente senza alcun tipo di stordimento, in mattatoi di fortuna, macellerie, persino per strada. Il video, che rappresenta la prassi in molti Paesi del Nord Africa e del Medio Oriente, vede il bovino issato a un pilastro, o a un muro, con una corda legata al collo. Ancora libero di muoversi, cerca di difendersi e di sfuggire, cosa che rende difficile per l’operatore colpirlo al collo. Ne risultano numerose ferite inferte all’animale, ancora vivo e cosciente, che morirà dopo lunghe e atroci sofferenze”.
 

  • Possibile che le norme europee a tutela dei diritti degli animali, vengano puntualmente eluse, con la deportazione in massa verso Paesi in cui non esistono minime garanzie per il loro trattamento?
  • Come si spiega che animali nati e allevati in Italia vengano macellati in Paesi terzi dove l’esportazione è proibita?
  • Gli allevatori italiani sono consapevoli che gli animali da loro venduti per l’esportazione vengono sottoposti a trattamenti terribili, che in Europa sarebbero considerati illegali?

 
A queste domande ha cercato risposta Edoardo Stoppa, recandosi nel cremonese, luogo di provenienza dei bovini filmati nell’investigazione di AI, dove ha intervistato il responsabile della ditta che ha effettuato i trasporti (VIDEO: link al servizio Striscia). Ai microfoni di Striscia La Notizia l’intervistato spiega che gli animali vengono regolarmente esportati verso l’Egitto, paese coperto da accordi sanitari bilaterali con l’Italia, e dice di non sapere come questi possano essere finiti nei Territori Palestinesi.
 
Allevatori e trasportatori sono al corrente delle pratiche adottate nei Paesi terzi che, proprio perché “non si fidano di importare carne di animali uccisi in Europa”, acquistano animali vivi da macellare in loco. Terribile ma inevitabile perché, spiega il responsabile dei trasporti, “è esigenza di mercato, per vivere”.Su come poi, i “suoi” bovini siano arrivati sul luogo di macellazione, non coperto da accordi bilaterali, nessuna spiegazione.
 
Gli animali filmati nell’investigazione sono partiti da Nuoro e trasportati fino a Cremona, da qui nuovamente in camion fino a Marsiglia, dove vengono imbarcati per l’Egitto, Paese in cui si conclude il loro viaggio “legale” e inizia una seconda parte, senza intermediari, che li porterà fino alla destinazione finale.
 
“Purtroppo, non si tratta di casi isolati: la presenza di bovini italiani in mattatoi di Paesi terzi, con tutele insufficienti o nulle per gli animali, è un fenomeno tutt’altro che marginale, come mostrano i dati sull’export” denunciano LAV e CIWF, le due associazioni che hanno diffuso le immagini In Italia.
 

  • Nel 2017 l’Italia ha esportato 28.953 bovini, verso Paesi UE e extra UE, di cui 9.276, ovvero quasi un terzo (il 32%), verso Algeria, Egitto, Tunisia e Turchia.
  • Nel 2018, l’Italia ha esportato 28.312 bovini, di cui 10.880 (il 38%, con un aumento di 6 punti percentuali in un anno) verso Nord Africa, Medio Oriente e Turchia.
  • Complessivamente, cresce la quota di export verso Medio Oriente e Nord Africa, sia in termini assoluti che percentuali.
  • Gli animali esportati dall’Italia provenivano da allevamenti situati in Veneto e Lombardia.

 
“Destinati alla macellazione, questi animali sono esposti a maltrattamento e fatiche insopportabili, in molti feriti e malati, raggiungono la meta finale dopo ore o giorni di trasporto. Ad aspettarli, una morte spesso praticata con metodi cruenti, nella totale assenza di regole o controlli – commentano le associazioni e denunciano – è inaccettabile che Commissione Europea e Stati membri continuino a consentire e a incentivare le esportazioni verso questi Paesi, condannando gli animali a subire trattamenti incredibilmente crudeli”.
 
Anche se con grandi resistenze e ritardi, in Europa si assiste ad alcuni segnali di cambiamento: lo scorso febbraio il Parlamento Europeo ha adottato una risoluzione non legislativa per fermare il trasporto di animali vivi verso i Paesi che non sono in grado di garantire sufficienti standard di protezione. A seguito di questo annuncio – e di pressioni provenienti dai media e da veterinari che si sarebbero rifiutati di autorizzare i trasporti verso destinazioni reputate “critiche” - alcuni Stati tedeschi, come la Baviera e lo Schleswig-Holstein hanno fermato, seppur in via provvisoria, l’export di animali vivi verso Paesi terzi.
Nel solco di quanto sta accadendo in Europa, LAV e CIWF chiedono che l'Italia si schieri da subito contro l'esportazione degli animali verso i Paesi terzi e sottolineano: “se già il trasporto a lunga distanza di animali vivi all’interno dei confini europei comporta sofferenze inaccettabili e andrebbe conseguentemente vietato, l’esportazione di animali oltre i confini dell’Unione Europea apre le porte alle più atroci brutalità e deve essere proibito con ancor maggiore urgenza”.
 
23 aprile 2019
MEDIA KIT

Globe

Stai utilizzando un browser obsoleto che non supportiamo. Ti preghiamo di aggiornare il tuo browser per migliorare la tua esperienza e la tua sicurezza.  

Se dovessi avere ulteriori domande a riguardo, o qualsiasi altro problema, ti preghiamo di contattarci a info@ciwfonlus.it. Cerchiamo di rispondere a tutte le richieste entro due giorni. Tuttavia, a causa dei volumi di richieste che riceviamo, a volte potremmo metterci più tempo, ti preghiamo in quel caso di scusarci. In alternativa, se la tua richiesta è urgente, puoi contattare il nostro team di supporto al: +39 051 2960818  (le linee sono disponibili dalle 9:00 alle 17:00, dal Lunedi al Venerdì).