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Sondaggio - Gli Italiani vogliono più benessere per gli animali negli allevamenti. CIWF lancia una guida per il consumo consapevole

News Section Icon Pubblicato 07/09/2017

Secondo un sondaggio condotto da YouGov per CIWF* la maggior parte degli Italiani intervistati considera l’allevamento intensivo come un sistema crudele con gli animali e sarebbe disposta a pagare di più per prodotti più rispettosi del benessere degli animali. CIWF Italia lancia una Guida al Consumo per aiutare i cittadini a scegliere, tra quelli disponibili sul mercato italiano, i prodotti provenienti da animali allevati con un maggior rispetto del loro benessere.

Il sondaggio (scarica tutte le slide con i dati completi)

Il sondaggio condotto da YouGov per CIWF* ha rivelato quanto gli Italiani siano sensibili al benessere degli animali negli allevamenti e agli impatti degli allevamenti intensivi sull’ambiente e sulla nostra salute.

Infatti il 77% degli intervistati ritiene che l’allevamento intensivo sia crudele con gli animali e l’80% pensa che l’allevamento intensivo metta il profitto al di sopra del benessere degli animali.

Riguardo agli impatti dell’allevamento intensivo, il 49% degli intervistati ritiene che l’allevamento intensivo contribuisca al cambiamento climatico, il 66% che contribuisca alla perdita di biodiversità, il 51% all’impoverimento del suolo, il 56% all’inquinamento di acqua, aria e suolo, il 67% all’antibiotico resistenza e il 59% all’obesità e al cancro contribuendo a un eccessivo consumo di carne.

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La maggioranza degli intervistati sono inoltre disposti a pagare il 10% in più per prodotti derivati da animali allevati con maggiore benessere: il 45% è molto disposto e il 36% abbastanza disposto a pagare il 10% in più per prodotti provenienti da animali non allevati in gabbia. Il 54% è molto disposto e il 33% abbastanza disposto a pagare il 10% in più per prodotti provenienti da animali allevati all’aperto.

La guida al consumo di CIWF Italia (Solo per i giornalisti, la guida è scaricabile qui)

Link pubblicabile alla guida

Le buone intenzioni degli Italiani possono però non essere sufficienti di fronte ad una giungla di etichette, a volte non sempre chiare o veritiere. Per questo CIWF ha realizzato una guida per orientare i consumatori nella scelta di prodotti più rispettosi del benessere degli animali. La guida, scaricabile a questo link, è ricca di informazioni sulle reali condizioni di vita, secondo il metodo di allevamento, delle diverse specie allevate, e riporta indicazioni sulle etichette disponibili sul mercato consigliando i prodotti disponibili più rispettosi del benessere degli animali.

Alcune informazioni sono preziose, perché ancora quasi del tutto sconosciute ai consumatori. Ad esempio il claim ”Benessere animale in allevamento”, che potrebbe essere presto utilizzato sui prodotti lattiero-caseari dalle aziende che rispettano gli standard del protocollo del CReNBA (Centro di referenza nazionale per il benessere animale), non implica necessariamente che le vacche siano in condizioni di completo benessere. Infatti il protocollo del CReNBA riporta il livello medio di gestione dell’allevamento, del benessere delle vacche e della biosicurezza. Ma tra tracciare lo stato di una stalla e parlare di benessere animale c’è molta differenza.

Anche l’etichetta “Allevato senza antibiotici” nasconde delle insidie: purtroppo può accadere che gli animali vengano allevati negli stessi sistemi intensivi ma senza cure adeguate, oppure che i trattamenti antibiotici vengano sostituiti con altri tipi di farmaci senza che siano migliorate le condizioni di allevamento. Per questo sarebbe opportuno accertarsi che contestualmente alla riduzione di antibiotici ci sia anche un reale miglioramento delle condizioni di allevamento.

Dichiara Annamaria Pisapia, Direttrice di CIWF Italia Onlus: “Il nostro sondaggio conferma che un numero considerevole di Italiani sono già al corrente dei disastrosi impatti dell’allevamento intensivo. Ugualmente, il sondaggio dimostra che i cittadini del nostro paese sono attenti al benessere degli animali. Purtroppo non tutte le etichette e i claim presenti sulle confezioni hanno un’effettiva funzione informativa: a volte possono essere fuorvianti oppure non chiare. Per questo abbiamo deciso di aiutare tutti i consumatori desiderosi di scegliere il benessere degli animali, limitando così anche gli impatti ambientali e quelli sulla nostra salute. Speriamo che anche il Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina, accanto alla legittima azione per ottenere l’indicazione dell’origine in etichetta, cominci presto a lavorare anche su un’etichettaturachiara e trasparente secondo il metodo di allevamento per tutte le specie allevate, attualmente ancora non esistente nel nostro Paese. Anche se solo su base volontaria, essa sarebbe di importanza fondamentale contro la comunicazione fuorviante di certa industria alimentare e per lasciare veramente ai consumatori la possibilità di contribuire al miglioramento del benessere animale tramite le loro scelte di acquisto”.

Note

*Tutti i dati, a meno che non sia espressamente indicato, sono stati prodotti da YouGov Plc, su un campione di 1013 adulti. L’indagine è stata condotta online fra il 7 e il 10 marzo 2017. I dati sono stati ponderati e sono rappresentativi della popolazione italiana di adulti (maggiorenni).

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