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Antibiotico resistenza: in aumento il consumo negli allevamenti in Italia

News Section Icon Pubblicato 14/11/2016

Secondo l’ultimo report dell’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA), l’Italia resta fra i più grandi consumatori di antibiotici negli allevamenti in UE e il consumo è addirittura aumentato fra il 2013 e il 2014. In occasione della Settimana Mondiale degli Antibiotici CIWF torna a chiedere, con una petizione al Ministro Lorenzin lanciata sulla piattaforma di Change.org, di attuare con urgenza misure efficaci per monitorare e ridurre i consumi di antibiotici negli allevamenti.

Mentre l’allarme per l’antibiotico resistenza cresce a livello globale, il nostro Paese prosegue a passo di gambero. È ciò che emerge dall’ultimo report dell’EMA [1] che, pur rilevando una riduzione dei consumi fra il 2010 e il 2014 del 25%, evidenzia un inquietante cambio di tendenza con un aumento dei consumi fra il 2013 e il 2014.

Consumo ben al di sopra della media europea - Il consumo di antibiotici negli allevamenti italiani è eccezionalmente alto. Il nostro paese resta il terzo più grande utilizzatore di antibiotici in UE e il nostro consumo è ben al di sopra della media dei paesi membri.
Le vendite riportate nel report EMA sono calcolate in termini di quantità di principio attivo utilizzato per unità di bestiame (l’unità viene chiamata “Population Correction Unit” o PCU) e l’uso in Italia nel 2014 è stato di 359,9 mg/PCU, mentre la media delle 29 nazioni europee (EU/EEA) è di 152 mg/PCU.

Grandi utilizzatori di antibiotici di importanza critica - Alcuni antibiotici utilizzati negli allevamenti sono importantissimi strumenti salva-vita per le persone, in caso di gravi infezioni. Fra questi i fluorochinoloni e le cefalosporine di 3° e 4° generazione di cui si è rilevato un alto consumo nei nostri allevamenti. Eccezionalmente alto è l’uso della colistina, un altro importantissimo antibiotico che rappresenta l’ultima risorsa contro alcune infezioni. [2]

Uso preventivo e routinario - L’uso massiccio di antibiotici è reso necessario da diversi fattori, tra cui le scarse condizioni di benessere con cui vengono allevati gli animali negli allevamenti. Molto spesso i trattamenti sono preventivi e di routine, per mantenere in vita gli animali, anche in condizioni terribili, fino al momento della macellazione. I dati dell’EMA mostrano che circa il 94% degli antibiotici utilizzati in Italia servono per i trattamenti di massa somministrati nei mangimi o nell’acqua.

Maglia nera per l’Italia - In ambito umano, secondo quanto recentemente dichiarato da Giovanni Rezza, direttore Unità di Infettivologia dell'Istituto superiore di sanità, “Nell’Europa mediterranea deteniamo la maglia nera: è molto alto il tasso di resistenza ai farmaci, per alcuni batteri si arriva al di sopra 50 per cento, soprattutto batteri gram-negativi”. Inoltre secondo la SIMIT (Società Italiana Malattie Infettive e Tropicali) vi sono alcuni antibiotici che dal 50 al 70 per cento dei casi non sono più attivi nei confronti di molti batteri, con gravi conseguenze per l’uomo.

Misure urgenti - Secondo CIWF è urgente che la ricetta elettronica per monitorare i consumi in maniera trasparente sia resa obbligatoria e che il Piano nazionale contro l’antibiotico resistenza a cui il Ministero sostiene di star lavorando, contenga una strategia e degli obiettivi chiari e obbligatori di riduzione del consumo, soprattutto degli antibiotici di ultima generazione.

Dichiara Annamaria Pisapia, direttrice di CIWF Italia Onlus:

“È ormai provato che l’uso elevatissimo di antibiotici in zootecnia ha una pesante responsabilità nell’insorgere del fenomeno dell’antibiotico resistenza che minaccia e colpisce anche gli esseri umani. La zootecnìa intensiva, invece di migliorare le condizioni di benessere animale, unico modo per ridurre l’uso di antimicrobici, continua a servirsene per mantenere lo status quo dell’allevamento intensivo, ovvero milioni di animali tenuti in condizioni pessime e sottoposti a “pratiche” zootecniche incompatibili con i loro limiti fisiologici. Anche in Italia una riduzione dell’utilizzo di antibiotici non può prescindere dal miglioramento delle condizioni di vita degli animali negli allevamenti. Invitiamo i cittadini a unirsi a noi per chiedere al Ministro della Salute di agire in fretta e in modo efficace contro un’emergenza che potrebbe provocare fra pochi anni più morti del cancro e che già causa 7000 morti ogni anno nel nostro paese. Il Ministero della Salute deve anteporre la salute dei cittadini agli interessi della zootecnìa intensiva.”

Approfondimenti

Numeri

  • Solo nel nostro Paese, secondo dati della SIMIT (Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali), ogni anno muoiono fra 5000 e 7000 persone a causa dell’antibiotico resistenza con un costo annuo superiore a 100 milioni di euro.
  • In Italia il 71% degli antibiotici venduti è destinato agli animali.[3]
  • Il nostro Paese è il terzo maggiore utilizzatore di antibiotici negli animali da allevamento in Europa (dopo Spagna e Cipro), con un consumo più alto di quello effettuato da altri paesi di simili dimensioni (il triplo della Francia e cinque volte il Regno Unito).[4]
  • Si prevede che l’antibiotico-resistenza potrebbe uccidere una persona ogni 3 secondi entro il 2050.[5]
     

Escherichia coli e antibiotico-resistenza

 

Escherichia coli è la più comune causa di infezioni del tratto urinario e del sangue, e può causare anche  meningiti. Queste infezioni devono essere trattate con antibiotici.
Le infezioni urinarie sono le seconde più comuni infezioni al mondo (dopo quelle respiratorie) con una stima di 150 milioni di casi all’anno.
 
Si prevede che l’antibiotico-resistenza potrebbe uccidere una persona ogni 3 secondi entro il 2050 e più di un terzo di questi decessi sarà causato da E.coli resistenti agli antibiotici. [6]
 
Le infezioni da E.coli resistente agli antibiotici stanno crescendo in Europa e in molti paesi extra europei. Nell 2010  lo European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC) ha descritto la sempre crescente resistenza agli antibiotic di E.coli come “eccezionale” [7],  e gli ultimi dati di ECDC mostrano che (nonostante la diffusa preoccupazione per i rischi per la salute umana provocati da E.coli), fra il 2011 e il 2014 la resistenza agli antibiotici-chiave come le moderne cefalosporine, i fluorochinoloni e le gentamicine è rimasta ad alti livelli o è addirittura aumentata. [8]
 
La crescente resistenza agli antibiotici-chiave nelle infezioni da E.coli si traducono in più fallimenti nei trattamenti e in alcuni casi in serie infezioni del sangue. Nessun nuovo antibiotico è stato scoperto per trattare E.coli negli ultimi 35 anni.
 
L’uso eccessivo di antibiotici nella medicina umana è parte del problema, ma sono sempre di più le evidenze scientifiche provenienti da vari studi che  mostrano come l’uso routinario di antibiotici sugli animali negli allevamenti intensivi è un importante fattore che contribuisce alla resistenza di E.coli. [9]


 
 

Dati su batteri resistenti agli antibiotici nei polli

 

Report Ministero della Salute https://www.ciwf.it/area-stampa/comunicati-stampa/2016/03/pollo-preoccupanti-i-dati-su-antibiotico-resistenza

Inchiesta Altroconsumo https://www.altroconsumo.it/organizzazione/media-e-press/comunicati/2016/inchiesta-batteri-resistenti-agli-antibiotici-nella-carne-di-pollo




 

Note

 

[1] ESVAC, 2016. Sales of veterinary antimicrobial agents in 29 EU/EEA countries in 2014,
http://www.ema.europa.eu/ema/pages/includes/document/open_document.jsp?webContentId=WC500214217​

[2] ECDC, EFSA. EMA, 2015. ECDC/EFSA/EMA first joint report on the integrated analysis of the consumption of antimicrobial agents and occurrence of antimicrobial resistance in bacteria from humans and food-producing animals, https://www.efsa.europa.eu/en/efsajournal/pub/4006

[3] Idem

[4] ESVAC, 2016. Sales of veterinary antimicrobial agents in 29 EU/EEA countries in 2014, http://www.ema.europa.eu/ema/pages/includes/document/open_document.jsp?webContentId=WC500214217

[5] O Neill report -https://www.google.co.uk/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=2&cad=rja&uact=8&ved=0ahUKEwiD6oDPmo_PAhWHAJoKHSisCPMQFggpMAE&url=http%3A%2F%2Famr-review.org%2Fsites%2Fdefault%2Ffiles%2F160518_Final%2520paper_with%2520cover.pdf&usg=AFQjCNGeWJ6OEVjhstYfJdplpaPir3cJgg&sig2=57Atx3omyzW2qvD4xMH6Iw

[6] Idem
 
[7] European Centre of Disease Prevention and Control, 2011. Antimicrobial resistance surveillance in Europe 2010, http://www.ecdc.europa.eu/en/publications/Publications/1111_SUR_AMR_data.pdf.pdf
 
[8] European Centre of Disease Prevention and Control, 2015. Antimicrobial resistance surveillance in Europe 2014, http://ecdc.europa.eu/en/publications/publications/antimicrobial-resistance-europe-2014.pdf
 
[9] http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/19508163, https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4424434/pdf/rstb20140085.pdf,
http://amr-review.org/sites/default/files/Antimicrobials%20in%20agriculture%20and%20the%20environment%20-%20Reducing%20unnecessary%20use%20and%20waste.pdf, http://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(15)00473-0/abstract

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