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Foie gras: crudele e illegale

News Section Icon Pubblicato 04/03/2015

anitre in gabbie individuali per la produzione di foie gras

Oltre 300mila cittadini europei hanno chiesto alla Commissione UE di agire e porre fine ai sistemi barbarici di produzione del foie gras, il cosiddetto “fegato grasso”, ottenuto tramite l’ingozzamento forzato di oche ed anitre.

Le loro firme sono state consegnate oggi a Bruxelles da un gruppo di organizzazioni di protezione animale: la tedesca Albert Schweitzer Foundation for Our Contemporaries, Compassion in World Farming International, L214 (Francia) e PETA (GB). Le associazioni chiedono al Presidente della Commissione, Jean-Claude Junker, e al Presidente del Consiglio dei Ministri dell’Agricoltura, di agire urgentemente e in maniera incisiva contro l’allevamento di foie gras in Belgio, Bulgaria, Francia, Ungheria e Spagna.

La legge è semplice: l’alimentazione forzata, che prove scientifiche dimostrano arrecare sofferenze e lesioni [1]  agli animali, è illegale. La stessa normativa comunitaria proibisce di “[somministrare] cibo o liquidi in una maniera…che possa causare sofferenza o lesioni" [2].

“Gli studi scientifici sull’alimentazione forzata non lasciano dubbi: è una pratica crudele e deve essere vietata. Lo stesso Comitato Scientifico della UE sulla Salute ed il Benessere degli Animali ha concluso che è pratica dannosa per il benessere di oche e anitre, e tuttavia, a 16 anni dall’entrata in vigore della legge, questi animali stanno ancora soffrendo” ha dichiarato il Direttore di PETA Mimi Bekhechi.

Inoltre, alla Commissione sono state fornite prove che le gabbie individuali, che sono illegali nella Unione Europea [3], sono ancora utilizzate in Francia, Ungheria, e Spagna, ma ad oggi, la Commissione non ha avviato misure significative per fermare queste illegalità.

“La produzione di foie gras è fra le più gravi crudeltà sugli animali del nostro tempo, e bisogna fermarla”, ha detto Mahi Klosterhalfen, direttore dell’Albert Schweitzer Foundation in Germania.

Consegnando la petizione oggi, le organizzazioni hanno sottolineato come la strategia dell’Unione europea per la protezione e il benessere degli animali abbia stabilito la necessità di “avviare azioni per migliorare la conformità” come uno degli obiettivi della Commissione per il periodo fra il 2012 e il 2015.

La FAO, Organizzazione per il Cibo e l’Agricoltura delle Nazioni Unite ha stabilito nel 2002 che la produzione di foie gras “crea seri problemi di benessere animale e non è ammessa dalla FAO”.

Se l’Unione europea vuole proteggere la propria reputazione basata su standard più alti di benessere animale negli allevamenti, deve affrontare con urgenza il problema della produzione di foie gras.

In Italia la produzione di Foie gras è proibita, ma la sua vendita è consentita.

Annamaria Pisapia, direttrice di CIWF Italia ha dichiarato: “Anche se per fortuna in Italia non si produce foie gras, essi è purtroppo ancora venduto nel nostro paese e viene ancora presentato come una prelibatezza in locali “pseudofrancesizzanti”. La realtà del foie gras è però una sola: sofferenza animale. Come CIWF Italia invitiamo i cittadini italiani a non comprare questo cibo frutto di una pratica barbara e da superare al più presto. “


[1] L’alimentazione forzata causa chiaramente sofferenze e lesioni.  Il Comitato Scientifico sulla Salute e il Benessere Animale della Commissione Europea, in un report del 1998, ha concluso che a causa dell’alimentazione forzata, le normali strutture e funzionalità del fegato sono “gravemente alterate e compromesse” e che l’inserimento del tubo può causare un’infiammazione del collo degli uccelli così come contusioni e anche perforazioni dell’esofago e il report sottolinea che la nutrizione forzata, così come praticata, “è nociva per il benessere degli animali”

[2] Allegato, Paragrafo 14 della Direttiva del Consiglio 98/58/EC del 20 luglio 1998 sulla protezione degli animali da allevamento

[3] DIRETTIVA 98/58/CE DEL CONSIGLIO del 20 luglio 1998 riguardante la protezione degli animali negli allevamenti. Il punto 7 dell’Allegato della Direttiva stabilisce nella sezione “Libertà di Movimento”: “La libertà di movimento propria dell’animale, in funzione della sua specie e secondo l’esperienza acquisita e le conoscenze scientifiche, non deve essere limitata in modo tale da causargli inutili sofferenze o lesioni.”
(http://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:31998L0058&from=IT)

 

 

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