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Galline in gabbie illegali

News Section Icon Pubblicato 07/02/2013

RESTANO SOLO ITALIA E GRECIA

Se Compassion in World Farming ha accolto con soddisfazione la notizia che oramai sono rimasti soltanto due Paesi a non rispettare la legislazione europea per la protezione delle galline ovaiole, continuando a tenere le galline in gabbie “non modificate” o “convenzionali” (dichiarate fuorilegge il 1° Gennaio 2012), Compassion è sconcertata che oltre un anno dopo l’entrata in vigore della Direttiva Ovaiole, via sia una spaventosa mancanza di progressi in Italia e in Grecia per quanto riguarda l’attuazione della stessa.

La storia è presto fatta. La Direttiva 1999/74/CE fu approvata 14 anni fa dagli Stati Membri della Unione Europea, inclusa l’Italia. Al 1°Gennaio 2012, 14 nazioni non erano ancora allineate alle nuove regole. Oggi tutte – tranne l’Italia e la Grecia – hanno mosso passi significativi per bandire per sempre le gabbie convenzionali.

Philip Lymbery, Direttore Generale di Compassion in World Farming, dichiara: “È semplicemente vergognoso che milioni di galline nella UE vengano ancora tenute in gabbie illegali. L’Unione Europea si è costruita un’ottima reputazione per essersi adoperata a migliorare gli standard di benessere animale, e le singole nazioni non dovrebbero compromettere questo risultato”.

Annamaria Pisapia, Direttrice Italia di Compassion in World Farming commenta: “In Italia si continua a parlare della situazione greca ed è sempre presente la paura che l’Italia possa seguire la stessa strada. Di certo il nostro Paese questa strada la sta già seguendo quando si tratta di applicare una legge europea che vieta uno dei più crudeli metodi di allevamento, le gabbie di batteria. Milioni e milioni di galline in Italia vi stanno ancora soffrendo”.

L’Unione Europea sta proseguendo sulla strada della procedura di infrazione contro l’Italia, i cui costi, come già avvenuto in un recente passato in analoghe situazioni, ricadranno sui cittadini italiani.

Compassion ritiene degne di grande apprezzamento alcune grandi aziende alimentari italiane che, pur in una simile situazione, hanno fatto del benessere animale un valore della loro responsabilità sociale di impresa e sono andate oltre i requisiti di legge, eliminando del tutto le uova da allevamento in gabbia dal loro assortimento (elenco su www.compassionsettorealimentare.it). Tuttavia, tutte le aziende operanti nel settore alimentare in Italia dovrebbero fare un controllo della loro filiera, per accertarsi che nessuna delle uova (in guscio o sotto forma di ovoprodotto) che utilizzano provenda da sistemi fuori-legge. Per fornitori di uova illegali non dovrebbe più esistere un mercato.

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